Il Burnout dei Parrucchieri nel 2025: il problema che nessuno vuole vedere
Articolo firmato: Lorenzo – Direttore Tecnico
Nel 2025 il settore dell’hair beauty sta vivendo un problema di cui nessuno parla davvero: il burnout dei parrucchieri.
Non è moda.
Non è sensibilità.
È realtà.
Sempre più professionisti arrivano al sabato con la testa piena e l’energia a zero. Non perché non amino il lavoro, ma perché tutto intorno a loro è diventato troppo veloce, troppo esigente, troppo “sempre on”.
La pressione non viene dal colore difficile o dalla cliente indecisa.
Viene da quello che succede mentre fai il colore difficile o la cliente indecisa:
- tre messaggi WhatsApp che chiedono “posso passare adesso?”
- una piega che si allunga perché il capello non reagisce come dovrebbe
- un ritardo di 5 minuti che diventa un accumulo di 40
- un collega che ti chiede aiuto mentre stai lavorando
- la gestione delle aspettative che cresce di settimana in settimana
E tutto questo mentre sorridi.
Il burnout non è stanchezza.
È la sensazione di non avere più margine mentale.
I parrucchieri del 2025 non sono meno bravi, meno appassionati o meno creativi.
Sono più sovraccarichi.
Il settore chiede sempre di più: aggiornarsi, comunicare, produrre contenuti, gestire social, seguire i trend, rimanere competitivi.
Ma nessuno si ferma a dire la frase che serve davvero:
“Come stai?”
Non ai clienti.
Ai parrucchieri.
Un parrucchiere che lavora bene è un parrucchiere che respira.
Che si sente ascoltato.
Che ha un ritmo umano.
Che non deve essere “perfetto” ogni giorno, tutto il giorno.
Il burnout non si risolve con un corso.
Si risolve con un settore che torna a ricordarsi che dietro ogni servizio c’è una persona.
E il 2026 sarà l’anno in cui questa conversazione dovrà iniziare davvero.









