Tasse? Vi Regalo le Chiavi del Salone

L’Editoriale di Max Randi
Avete presente quando vi arriva una cartella esattoriale e la prima reazione è: “Sai che c’è? Tieni, ti do le chiavi. Vieni tu a lavorare, se sei capace”?
Benvenuti nel 2025, l’anno in cui aprire un salone è un atto eroico.
Paghi luce, affitto, prodotti, dipendenti, formazione…
Poi arriva lo Stato, col sorriso da Dracula:
“Grazie per aver lavorato. Ora paga.”
Paga l’INPS, l’IRPEF, l’IRAP, l’IVA, l’anticipo sulle tasse future, la tassa sui rifiuti, quella sullo spazzolone e pure sul phon se va bene.
Tutto questo mentre combatti ogni santo giorno per portare gente in salone, farla spendere e non farla scappare col “ci penso”.
E il bello?
Ti dicono pure che “sei fortunato a fare un lavoro creativo”.
Creativo? Sì, nel trovare modi per non fallire.
Lo Stato è il tuo peggior cliente
Il peggior cliente non è quello che ti dice “mi fai solo le punte e poi vediamo”.
No.
Il peggior cliente è il Fisco.
Pretende sempre il massimo, paga in ritardo (quando rimborsa), non ti lascia margini, non ascolta.
E se sbagli una virgola, non ti manda un messaggio. Ti manda un’ingiunzione.
E intanto, le multinazionali pagano lo 0,5% in Olanda.
Il parrucchiere sotto casa? Spremuto come un limone.
È questa l’equità fiscale? O è una farsa?
Non è che evadono. È che non ce la fanno.
Hai voglia a parlare di evasione.
Se domani lo Stato venisse a fare i conti con trasparenza, scoprirebbe che tanti parrucchieri che “evadono”… lo fanno per sopravvivere, non per arricchirsi.
Chi ce la fa, è un genio del cashflow.
Chi non ce la fa, è solo uno che ha scelto di aprire un’attività in Italia.
Non stiamo parlando di furbetti.
Parliamo di lavoratori onesti che ogni mattina aprono la serranda, sperando solo di arrivare a fine mese.
Magari pagando pure il commercialista che, ogni tre mesi, ti dice:
“Eh… è andata così. Devi pagare.”
Il problema non sono i clienti. Sono i conti.
Nel 2025, non è il calo di clienti che ti fa chiudere.
È l’aumento di costi e tasse che ti lascia senza margine.
Puoi fare il biondo più bello del mondo.
Puoi diventare un artista del taglio.
Ma se paghi il 70% di quello che incassi in tasse, bollette, contributi e affitto…
Stai solo lavorando per gli altri.
Serve una rivoluzione. O almeno una ribellione.
Noi parrucchieri (sì, lo dico anche se non taglio capelli: questo è il nostro settore)
abbiamo bisogno di una cosa sola:
Basta accettare passivamente. Basta dire “è così per tutti”.
Serve una voce che dica:
“Adesso basta. O ci date ossigeno, o ve li gestite voi i saloni.”
Unità.
Perché a queste condizioni, non è lavoro.
È una condanna.
Cosa possiamo fare? 3 idee concrete:
- Chiedere una flat tax vera per i piccoli saloni, non l’ennesimo contentino da 85k.
- Unire le forze: comitati locali, gruppi Telegram, una rete vera.
- Far sentire la voce sui social, nei media, nei tavoli istituzionali.
Il Magazine del Parrucchiere è pronto a fare da megafono.
Ma la voce, la forza, il coraggio… devono venire da chi vive tutto questo ogni giorno.
E se vuoi un consiglio pratico su come aumentare i prezzi senza perdere i clienti migliori, leggi anche questo 👉 Parrucchieri 2025: come aumentare i prezzi e tenersi i clienti migliori
Condividi questo articolo se ti ci sei rivisto anche solo in una riga.
E se hai avuto anche tu la tentazione di consegnare le chiavi del salone…
non sei solo.
Ma siamo stanchi. E adesso, parliamo.
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Max Randi
Direttore de Il Magazine del Parrucchiere