Fine 2025: cosa sta succedendo davvero nel nostro settore?
Articolo scritto da Max Randi, Direttore MdP
È quasi fine 2025 quando mi arriva il messaggio di Stefano F.
WhatsApp vibra, leggo:
“Max, parli ogni giorno con saloni e aziende.
Dimmi la verità: che aria tira?
Perché io vedo numeri che non crollano ma non crescono,
collaboratori che vogliono di più,
aziende che cambiano strategia ogni tre mesi,
e io in mezzo che non capisco più dove stiamo andando.
Siamo noi che non ci stiamo aggiornando o è proprio il mercato che è impazzito?”
Siamo a fine 2025.
Non si può più fare finta di niente.
E allora gli rispondo così.
E lo faccio qui, davanti a tutti: parrucchieri e aziende.
Non è il 2020 che non finisce: è un gioco nuovo che nessuno ha spiegato
Molti saloni mi dicono:
“È come se fossimo ancora in emergenza, ma nessuno la dichiara”.
- I conti non sono disastrosi, ma non c’è crescita vera.
- Il costo del lavoro è salito.
- Le bollette non fanno più paura come nel 2022, ma comunque pesano.
- Il cliente c’è, ma arriva a singhiozzo, spesso solo quando “serve” e non quando vorremmo.
Le aziende, nello stesso periodo, stanno così:
- cambiano organizzazione, agenti, listini, piani marketing;
- spingono su AI, piattaforme, app, CRM, ma
- non sono ancora sicure di come tutto questo si traduca in ordini nei saloni.
Risultato?
Alla fine del 2025 il sentimento dominante è uno:
nessuno si fida fino in fondo di nessuno.
I saloni nel 2025: pieni di lavoro, vuoti di margine
Questa è la frase che sento di più:
“Lavoro tanto, ma non so dove vanno i soldi.”
Fine 2025, quadro medio:
- Agenda spesso piena nei weekend,
- giornate centrali più deboli,
- scontrino medio bloccato o leggermente calato,
- costi fissi in crescita,
- pressione continua su “trattamenti in promo”, “pacchetti”, “card ricaricabili”.
Molti si sono rifatti il sito, hanno aperto Instagram, fanno reel, TikTok, un po’ di tutto.
Ma poi, la sera, davanti a Excel, il pensiero è:
“Sto correndo più di prima per guadagnare uguale o meno”.
Questa non è percezione.
È stanchezza strutturale.
Le aziende nel 2025: tra AI, marketing e paura di sbagliare mossa
Dall’altra parte i brand.
Nel 2025 non c’è più l’azienda “solo prodotto”.
Tutti parlano di:
- piattaforme digitali,
- formazione online,
- intelligenza artificiale,
- community,
- academy,
- percorsi.
Ma quando chiudo la call su Teams, molti mi dicono:
“Max, il problema è uno: ci manca la visione lunga.
Tutti ci chiedono numeri subito,
nessuno ci dà il tempo vero di costruire relazione con i saloni.”
E così succede una cosa pericolosa:
- si fanno progetti bellissimi sulla carta,
- si tagliano agenti, educatori, persone che hanno la relazione vera sul territorio,
- si spera che “la piattaforma” o “la campagna social” risolvano magicamente.
Non funziona.
Il 2025 lo sta dicendo chiarissimo.
Il cliente 2025 non è il cliente 2015
Nel 2015 vedeva la vetrina, entrava.
Nel 2025 vede prima il telefono e poi, forse, la vetrina.
Il cliente di oggi:
- decide dove andare guardando contenuti, non solo prezzi;
- ha paura di spendere male, più che di spendere;
- non perdona le esperienze mediocri (non torna, punto);
- si aspetta chiarezza nei prezzi e coerenza tra quello che vede online e quello che vive in poltrona.
E qui casca l’asino, per tutti:
- molti saloni comunicano ancora come nel 2010;
- molte aziende comunicano ai parrucchieri come se i clienti non fossero cambiati.
Dove ci stiamo fregando, noi e le aziende
Siamo a fine 2025 e il paradosso è questo:
- Abbiamo più strumenti di sempre (social, AI, piattaforme),
- ma meno strategie chiare di sempre.
I saloni aspettano l’ennesima promo di prodotto.
Le aziende aspettano l’ennesimo evento che faccia “boom” su Instagram.
Nel mezzo mancano tre cose concrete:
- Onestà sui numeri.
Nessuno ha il coraggio di dire in pubblico:
“Il mio salone fattura X, margina Y, e questi sono i problemi veri.” - Progetti condivisi di lungo periodo.
Il 90% delle iniziative è ancora “campagna trimestre”, “promo di stagione”.
Il salone ha bisogno di sapere:
“Se sto con te tre anni, dove mi porti?” - Formazione che tocca il portafoglio, non solo le forbici.
I look servono, le tecniche servono, la moda serve.
Ma se non insegniamo a prezzare, vendere, comunicare,
stiamo mettendo acqua in un secchio bucato.
Cosa direi oggi a un parrucchiere come Stefano
Stefano, siamo quasi nel 2026.
La domanda “che aria tira?” è giusta, ma incompleta.
La vera domanda è:
“Che ruolo vuoi avere nel mercato che arriva?”
Perché il 2026 non sarà l’anno del “torna tutto come prima”.
Sarà l’anno in cui:
- chi continua coi listini vecchi, con comunicazione vecchia, con rapporti superficiali con i brand,
farà sempre più fatica; - chi decide di guardare i suoi numeri in faccia, scegliere 1–2 aziende su cui costruire davvero,
aumentare scontrino medio in modo pulito,
sarà ancora in piedi tra cinque anni.
A te parrucchiere dico:
- smetti di vivere solo di “urgenze”: clienti, fornitori, collaboratori;
- ritagliati ogni mese 2 ore per guardare fatturati, costi, margini;
- scegli partner che ti aiutano su questo, non solo a comprare prodotto;
- investi energie dove hai relazione vera, non dove hai solo prezzo.
Cosa direi oggi alle aziende hair&beauty
Alle aziende, a fine 2025, dico questo:
- Basta parlare di “centralità del parrucchiere” nelle slide
se poi si tagliano proprio le persone che hanno relazione con i saloni. - Basta KPI solo a 3 mesi.
Questo settore ha cicli lunghi: un parrucchiere non cambia brand come cambia t-shirt.
Se volete che un salone vi scelga nel 2026, dovete promettere e mantenere:
- progetti triennali, non solo promo trimestrali;
- formazione che tocchi costo orario, listino, marketing, non solo ciocche sul palco;
- ascolto vero: call con i saloni dove si parla di conti, non solo di “obiettivi di sell-in”.
Perché se il parrucchiere affoga, non è “un cliente perso”.
È un pezzo di filiera che sparisce.
La mia risposta finale a fine 2025
Stefano, la risposta è questa:
- Sì, l’aria è pesante.
- Sì, molti sono confusi.
- Sì, diversi stanno tirando avanti solo per abitudine.
Ma non è il preludio alla fine del settore.
È il momento in cui il mercato ti chiede, in modo brutale:
“Vuoi continuare come prima o vuoi scegliere che ruolo avere nei prossimi cinque anni?”
Parrucchieri e aziende, a fine 2025, hanno davanti solo due strade:
- continuare a trattarsi come “venditore” e “cliente”,
- oppure riconoscere che o si fa alleanza vera, o il gioco si restringe per tutti.
Io, personalmente, so già da che parte stare.
Articolo firmato:
Max Randi
Direttore de Il Magazine del Parrucchiere








