Meno Parrucchieri? La Lega vuole Tagliare anche le Licenze: tutela o trappola?
Meno parrucchieri per legge: difesa del mestiere o taglio alla libertà d’impresa?
di Redazione MdP
Il settore hair & beauty torna al centro del dibattito politico.
Una nuova proposta della Lega prevede di limitare il numero di licenze per parrucchieri e barbieri, fissando un tetto massimo alle nuove aperture per Comune e imponendo sanzioni pesanti a chi lavora senza autorizzazione.
A prima vista, sembra una misura “di protezione”: troppi saloni, troppa concorrenza, qualità che scende.
Ma appena si scava sotto la superficie, emerge un problema enorme: chi decide chi può lavorare e chi no?
🔍 Cosa prevede la proposta
Il disegno di legge depositato in Parlamento fissa una quota annuale di nuove licenze per parrucchieri, barbieri ed estetisti, valida per cinque anni.
L’obiettivo dichiarato è “preservare la qualità artigiana e la sostenibilità economica del comparto”.
Chi esercita senza autorizzazione rischierebbe fino a 50.000 euro di multa e la chiusura immediata.
Una norma che, secondo i promotori, servirebbe a “ripristinare il valore del mestiere e combattere l’abusivismo”.
💬 Le ragioni dei favorevoli
Chi sostiene la proposta (Lega e parte delle associazioni di categoria) afferma che la deregulation totale ha creato un mercato saturo e instabile:
troppi saloni, prezzi al ribasso, margini sempre più stretti.
La logica è quella del “meno ma meglio”: regolamentare per garantire qualità, sicurezza e redditività.
Un parrucchiere storico di Milano ci dice:
“Ormai aprono tutti, anche senza vera formazione. Limitare le licenze potrebbe ridare dignità a chi fa questo mestiere da anni.”
⚠️ Ma i rischi sono seri
Dietro l’apparente tutela, molti vedono un pericoloso ritorno al passato:
un sistema che rischia di bloccare i giovani, soffocare le idee nuove e congelare la concorrenza.
Chi lavora nel mondo delle accademie lo sa bene:
“Oggi un ragazzo studia, investe, si forma… e poi si sente dire che non può aprire perché il Comune ha raggiunto la quota. È assurdo.”
E poi c’è il punto chiave: chi stabilisce i criteri?
Un regolamento del genere potrebbe diventare terreno fertile per burocrazia, favoritismi e controlli opachi.
💡 Il vero problema non è quante licenze, ma quanta qualità
Il mercato non ha bisogno di “meno parrucchieri”.
Ha bisogno di più formazione, più visione e più cultura professionale.
Se il settore soffre, non è perché ci sono troppi saloni, ma perché pochi investono davvero nella differenziazione.
Chi lavora bene — in modo tecnico, moderno e con identità — non teme concorrenza.
A essere minacciato non è il numero dei saloni, ma l’assenza di un piano serio di qualificazione nazionale.
🧾 Il rischio politico
C’è chi teme che dietro la misura ci sia una logica protezionista, più elettorale che economica.
La Lega parla di “difesa del lavoro artigiano”, ma i fatti mostrano che il mercato si regge sull’innovazione e non sui limiti.
Nel 2025, in piena era digitale e AI, pensare di controllare la concorrenza con un tetto alle licenze è come mettere un semaforo su Internet.
✋ Cosa dovrebbero fare i parrucchieri
Non restare spettatori.
- Informati tramite CNA Benessere, Confartigianato Salute e Benessere e le testate di settore.
- Chiedi che, se il provvedimento passa, sia accompagnato da criteri chiari e meritocratici.
- Pretendi che la formazione professionale venga riconosciuta come elemento di premialità, non come ostacolo.
🚀 Conclusione
L’idea di “meno licenze per salvare il mestiere” suona bene nei talk show, ma nel mondo reale rischia di tagliare le ali ai nuovi talenti.
Il valore dei parrucchieri non si difende chiudendo le porte, ma alzando gli standard.
“Il futuro del settore non si costruisce limitando chi entra, ma migliorando chi resta.”
— Opux, Founder Il Magazine del Parrucchiere









