Parrucchiere o Imprenditore? La verità che nessuno ha il coraggio di dire

di Max Randi, Direttore de Il Magazine del Parrucchiere
Diciamocelo: oggi fare il parrucchiere non basta più.
Non è solo tagliare, colorare o accontentare il cliente di turno.
È saper gestire un’azienda. Un salone, sì, ma pur sempre un’azienda.
Chi non lo capisce, è già fuori.
C’è chi continua a parlare di “passione”, come se bastasse l’amore per i capelli a pagare le bollette.
Poi però si lamenta perché il mese chiude in rosso.
E allora no, non è più questione di forbici: è questione di mentalità imprenditoriale.
Nel 2025, il parrucchiere che sopravvive non è il più bravo con le mani, ma quello che sa gestire numeri, persone e comunicazione.
Chi non investe in marketing, chi non usa strumenti digitali, chi non si forma… è finito.
Perché oggi non esiste più il salone “che va da solo”: esiste solo chi sa come farlo andare.
La differenza tra chi cresce e chi affonda sta tutta qui:
i primi ragionano da imprenditori, i secondi da artigiani nostalgici.
E il mercato non ha pietà per i nostalgici.
Serve visione, serve coraggio, serve la capacità di dire “no” ai clienti che vogliono spendere poco e “sì” a un modello sostenibile.
Serve capire che ogni piega postata sui social è pubblicità.
E che ogni errore di comunicazione è una perdita di fatturato.
Siamo sinceri: quanti parrucchieri conoscono davvero i propri margini di guadagno?
Quanti hanno un piano marketing o un bilancio aggiornato?
Pochi. Troppo pochi.
E allora non lamentiamoci se i saloni chiudono o se il cliente cambia.
Il problema non è la concorrenza: è la mancanza di cultura manageriale.
Essere parrucchiere oggi significa unire mestiere, visione e strategia.
Chi non lo fa, rimane un semplice esecutore.
Chi lo fa, diventa un punto di riferimento.
La differenza? Il primo lavora per sopravvivere, il secondo costruisce un futuro.
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